
Redazione
Rischio povertà altissimo, e esclusione sociale come conseguenza diretta. E' quanto si registra in Italia a causa delle tasse, sono da record in Ue, e con una spesa sociale tra le più basse d’Europa. L’analisi è stata realizzata dall’Ufficio studi della CGIA.
In questi ultimi anni di crisi, infatti, alla gran parte dei Paesi mediterranei sono state “imposte” una serie di misure economiche di austerità e di rigore volte a mettere in sicurezza i conti pubblici. In via generale questa operazione è stata perseguita attraverso uno smisurato aumento delle tasse, una fortissima contrazione degli investimenti pubblici e un corrispondente taglio del welfare state.
“Da un punto di vista sociale – fa sapere il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo – il risultato ottenuto è stato drammatico: in Italia, ad esempio, la disoccupazione continua a rimanere sopra l’11 per cento, mentre prima delle crisi era al 6 per cento. Gli investimenti, inoltre, sono scesi di oltre 20 punti percentuali e il rischio povertà ed esclusione sociale ha toccato livelli allarmanti. In Sicilia, Campania e Calabria praticamente un cittadino su 2 si trova in una condizione di grave deprivazione. E nonostante i sacrifici richiesti alle famiglie e alle imprese, il nostro rapporto debito/Pil è aumentato di oltre 30 punti, attestandosi l’anno scorso al 131,6 per cento”.
In questi ultimi anni la crisi ha colpito indistintamente tutti i ceti sociali, anche se le famiglie del cosiddetto popolo delle partite Iva ha registrato, statisticamente, i risultati più preoccupanti. Il ceto medio produttivo, insomma, ha pagato più degli altri gli effetti negativi della crisi e ancora oggi fatica ad agganciare la ripresa.
Su "A Conti Fatti" si parla di Acqua e Foreste
Intervengono:
- Francesco Vincenzi, presidente ANBI - Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue
- Fulvio Mamone Capria, presidente LIPU - Lega Italiana Protezione Uccelli
- Domenico Lentini, responsabile comunicazione e marketing Mobili in Pallet
Tra la commozione dell'ex presidente Barak Obama e le parole di sostegno del divo di Hollywood, George Cloney mezzo milione di persone tra ragazzi e meno giovani hanno sfilato per le strade di Whashington, negli Stati Uniti, per dire no alle armi. La March for Our Lives voluta espressamente dai giovani sopravvissuti all’ultima terribile strage in una scuola, quella di Parkland, in Florida (17 le vittime di un ex studente disadattato e con turbe) è divenuta un evento nazionale. Studenti, insegnanti, genitori e sopravvissuti sono scesi nelle strade di Washington per la manifestazione-clou, dinanzi alla Casa Bianca e che potrebbe da sola richiamare mezzo milione di persone nella capitale. L’evento è stato preparato per settimane da quanti ritengono che il presidente Donald Trump e il Congresso non abbiano fatto abbastanza per limitare il proliferare delle armi e fermare le stragi; e hanno deciso di scendere in piazza contro la potente National Rifle Association, la lobby delle armi. Una serie di eventi sono attesi in tutto il Paese. L’iniziativa americana ha raccolto il sostegno di molte celebrità di Hollywood. In prima fila Oprah Winfrey, Justin Bieber, Steven Spielberg e la coppia George e Amal Clooney che hanno anche robustamente finanziato l’organizzazione. Sono state oltre 800 le marce collegate che si sono tenute negli Stati Uniti: da Washington a New York (appuntamento a Central Park), da San Francisco a Los Angeles, passando per Seattle.
Alla fine le dimissioni di monsignor Edoardo Viganò, ormai ex prefetto della segreteria per la Comunicazione, sono state accettate da Papa Francesco. Fino alla nomina del nuovo Prefetto, la SPC sarà guidata dal Segretario del medesimo Dicastero, monsignor Lucio Adrián Ruiz. Viganò rimarrà come assessore per il Dicastero della comunicazione. Ad annunciarlo il portavoce della Santa Sede, Greg Burke.
In una lettera personale a monsignor Viganò il Papa lo ringrazia della disponibilità a farsi da parte e gli chiede di restare nel dicastero come “assessore”. Ecco il testo. “Reverendissimo Monsignore a seguito dei nostri ultimi incontri e dopo aver a lungo riflettuto e attentamente ponderate le motivazioni della sua richiesta a compiere “un passo indietro” nella responsabilità diretta del Dicastero per le comunicazioni, rispetto la sua decisione e accolgo, non senza qualche fatica,le dimissioni da Prefetto. Le chiedo di proseguire restando presso il Dicastero, nominandola come Assessore per il Dicastero della comunicazione per poter dare il suo contributo umano e professionale al nuovo Prefetto al progetto di riforma voluto dal Consiglio dei Cardinali, da me approvato e regolarmente condiviso. Riforma ormai giunta al tratto conclusivo con I’imminente fusione dell’Osservatore Romano all’ interno dell’unico sistema comunicativo della Santa Sede e I’accorpamento della Tipografia Vaticana. Il grande I’impegno profuso in questi anni nel nuovo Dicastero con Io stile di disponibile confronto e docilità che ha saputo mostrare tra i collaboratori e con gli organismi della Curia romana ha reso evidente come la riforma della Chiesa non sia anzitutto un problema di organigrammi quanto piuttosto l’acquisizione di uno spirito di servizio. Mentre La ringrazio per l’umiltà e il profondo sensus ecclesiae, volentieri la benedico e la affido a Maria”.
Ecco il testo della lettera di monsignor Viganò al Papa. “Padre Santo in questi ultimi giorni si sono sollevate molte polemiche circa il mio operato che, al di li delle intenzioni, destabilizza il complesso e grande lavoro di riforma che Lei mi ha affidato nel giugno del 2015 e che vede ora, grazie al contributo di moltissime persone a partire dal personale, compiere il tratto finale. La ringrazio per l’accompagnamento paterno e saldo che mi ha offerto con generosità in questo tempo e per la rinnovata stima che ha voluto manifestarmi anche nel nostro ultimo incontro. Nel rispetto delle persone, persone che con me hanno lavorato in questi anni e per evitare che la mia persona possa in qualche modo ritardare, danneggiare o addirittura bloccare quanto già stabilito del Motu Proprio L’attuale contesto comunicativo del 27 giugno 2015, e soprattutto, per l’amore alla Chiesa e a Lei Santo Padre, Le chiedo di accogliere il mio desiderio di farmi in disparte rendendomi, se Lei lo desidera, disponibile a collaborare in altre modalità. ln occasione degli auguri di Natale alla Curia nel 2016, Lei ricordava come “la riforma sarà efficace solo e unicamente se si attua con uomini “rinnovati” e non semplicemente con “nuovi” uomini. Non basta accontentarsi di cambiare il personale, ma occorre portare i membri della Curia a rinnovarsi spiritualmente, umanamente e professionalmente.
La riforma della Curia non si attua in nessun modo con il cambiamento delle persone – che senz’altro avviene e avverrà – ma con la conversione nelle persone”.
Credo che il “farmi in disparte” sia per me occasione feconda di rinnovamento o, ricordando
l’incontro di Gesr) con Nicodemo (Gv 31,L), il tempo nel quale imparare a “rinascere dall’alto”. Del
resto non d la Chiesa dei ruoli che Lei ci ha insegnato ad amare e a vivere, ma quella del servizio,
stile che da sempre ho cercato di vivere. Padre Santo, La ringrazio se vorrà accogliere questo mio “farmi in disparte” perchè la Chiesa e il suo cammino possa riprendere con decisione guidata allo Spirito di Dio.
Nelchiederle la sua benedizione, Le assicuro una preghiera per il suo ministero e per il cammino di
riforma intrapreso”.
L’ex sottosegretario generale della Nazioni Unite, Zainab Bangura, e l’ex vice presidente della Banca mondiale, Katherine Sierra, saranno alla guida della commissione indipendente istituita per la prevenzione di abusi all’interno di Oxfam e il miglioramento delle pratiche adottate in passato dall’organizzazione umanitaria. Lo rende noto la stessa Oxfam in un comunicato citato dall’Osservatore Romano. La misura è stata assunta – spiega la nota – in risposta ai casi di cattiva condotta sessuale da parte di alcuni esponenti dello staff di Oxfam Gran Bretagna ad Haiti e in Ciad e alle preoccupazioni emerse sulle modalità di gestione intraprese dai vertici di Oxfam all’epoca dei fatti.
La commissione avrà l’incarico di approfondire tutti gli aspetti della cultura, delle politiche e delle pratiche di Oxfam relative alla tutela del personale, dei propri volontari e dei beneficiari in tutto il mondo. Per questo motivo sarà co-presieduta e composta da alcuni dei più autorevoli esponenti per la difesa dei diritti delle donne a livello mondiale. La Commissione indipendente presenterà un rapporto finale con chiare indicazioni su cosa Oxfam — e più in generale il settore umanitario — possono fare per generare una cultura di tolleranza zero nei confronti di ogni genere di molestia e abuso. I risultati della Commissione saranno resi pubblici.
Su "A Conti Fatti" si parla di Ecologia integrale
Intervengono:
- Florencia Locascio, coordinatrice Rete Internazionale di Incubazione di Aziende dell'Economia di Comunione
- Danilo De Biasio, direttore Festival dei Diritti Umani
- Roberta Cafarotti, direttore scientifico Earth Day Italia