
Chiesa (125)
Intervista con il cardinale Scola - incontro mondiale delle famiglie
Scritto da Luca CollodiIl cardinale arcivescovo di Milano Angelo Scola intervistato da Luca Collodi al termine della conferenza stampa di Milano sul prossimo incontro mondiale delle famiglie.
L’uomo, il centro dell’economia: il card. Bagnasco alla School of Economics di Londra
Scritto da Rossella RizziÈ sempre l’uomo la prospettiva da cui partire, anche quando si parla di economia, poiché “ogni attività nasce dall’uomo e a lui deve tornare”. Con questa premessa, il Card. Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e Presidente della CEI, ha aperto il suo discorso, parlando agli studenti della prestigiosa School of Economics di Londra sul tema “Un’economia per l’uomo e per la società”.
Giovani e Lavoro. Alla Lateranense un convegno per riflettere sul futuro del Paese
Scritto da Rossella Rizzi«Formazione, lavoro, impresa rappresentano l’essenza dell’Italia». Lo ha detto Luca Cordero di Montezemolo intervenendo in un incontro su “I Giovani e la crescita. Formazione, impresa e lavoro”, organizzato (giovedì scorso) dalla Pontificia Università Lateranense.
Contro la crisi un prestito per ridare speranza
Scritto da Rossella RizziSi chiama proprio "Prestito della Speranza", il fondo di garanzia promosso dalla Cei e gestito dagli uffici diocesani di Caritas italiana.
Messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima 2012: intervista a Massimo Cacciari
Scritto da Luca CollodiIl Papa quando si rivolge a tutti noi con discorsi che riguardano la realtà sociale, la realtà economica, pare che ripeta un insegnamento tradizionale, proprio delle encicliche sociali.
Stato e Chiesa: gli 83 anni dei patti lateranensi
Scritto da Rossella RizziIn occasione dell’83simo anniversario dei Patti Lateranensi, le autorità italiane e quelle della Chiesa si sono ritrovate per le celebrazioni all’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede.
L’incontro “è andato benissimo”, ha affermato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha partecipato ai festeggiamenti insieme al premier Mario Monti, ad alcuni ministri e ai presidenti di Camera e Senato. Per la Chiesa Cattolica, erano presenti il segretario di Stato della Santa Sede, Tarcisio Bertone, e il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, con diversi altri cardinali e vescovi.
Lo strumento legislativo siglato tra l’Italia e la Chiesa cattolica l’11 febbraio del 1929 sancì la nascita dello Stato della Città del Vaticano e portò a compimento il cammino di conciliazione tra i due soggetti iniziato subito dopo la creazione dello Stato unitario italiano e la presa di Porta Pia. Secondo l’Osservatore Romano, i Patti Lateranensi segnarono lo sviluppo di un’idea che fu ulteriormente evidente con l’avvento della Costituzione repubblicana del 1948, “basata su una distinzione tra gli ordini – quello politico e quello religioso – come antidoto ad ogni assolutizzazione della politica così come ad ogni fondamentalismo ideologico o religioso”.
Anche il quotidiano dei vescovi italiani, Avvenire, ha sottolineato gli effetti benefici apportati dal trattato alla società civile italiana. La Chiesa e la fede cattolica hanno, infatti, plasmato il sentire della comunità nazionale prima ancora che avvenisse l’unità politica del Paese.
Ancora oggi Cei e Vaticano conducono “un’azione congiunta” che il card. Bertone ha definito “molto efficace”, tendente a "un'azione propulsiva dell'impegno dei cittadini cattolici nella vita sociale e politica". Inoltre, la Chiesa "conferisce molto alla Nazione italiana, l'aiuta a uscire da situazioni di disagio, la sospinge verso un futuro di maggiore solidarietà e di speranza che – ha concluso Bertone - tutti auspichiamo migliore del presente".
Strategia d’impresa per il bene comune: come costruire un futuro sostenibile
Scritto da Rossella RizziEsiste una cultura del bene comune? Se ne è parlato in un seminario promosso a Roma dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace ed UCID, dove è intervenuto il ministro della Sviluppo Economico Corrado Passera. Un appuntamento con l'obiettivo di dimostrare – hanno spiegato gli organizzatori - che la costruzione del bene comune, inteso come scopo condiviso, passa attraverso le buone pratiche delle aziende ''nel durante'' dei processi produttivi.
La contemporaneità di Cristo: le conclusioni del Presidente del Comitato per il progetto culturale, card. Camillo Ruini
Scritto da Rossella Rizzi"Il Dio in cui si crede, o non si crede, il Dio di cui anche oggi si discute, in Occidente e in gran parte del mondo è, in sostanza, il Dio che ci ha proposto Gesù di Nazaret. Ed è vero pure l’inverso: se Gesù di Nazaret è importante anche oggi per tanti uomini e donne, è perché essi sono convinti, o almeno sperano, che egli abbia un rapporto speciale, anzi unico, con Dio”.
Mense gratuite, centri d’ascolto, banco alimentare e farmaceutico. Così si combatte la crisi quando lo Stato centrale non riesce più a trasferire agli enti locali risorse sufficienti a garantire il buon funzionamento dei servizi sociali. Il sociale diventa dunque privato, nel momento in cui sono le imprese e gli enti locali a dover fronteggiare le emergenze nel segno di una sussidiarietà distribuita sul territorio. In questo contesto di privato-sociale emerge forte la presenza della componente ecclesiale – come hanno sottolineato i Vescovi italiani durante la sessione invernale del Consiglio Episcopale Permanente. I dati* parlano di 420mila operatori attivi in oltre 14mila servizi sociali e sanitari di ispirazione cristiana che operano stabilmente su tutto il Paese. Di questi servizi, oltre il 27,5% è promosso da parrocchie, il 19% da realtà diocesane, il 18,1% da associazioni di fedeli, mentre il 13,1% da istituti di vita consacrata o apostolica.
Nonostante i tagli al sociale degli ultimi anni, “se il sistema non è collassato – ha detto nella prolusione del Consiglio il cardinale presidente della CEI, Angelo Bagnasco – è appunto perché è in atto una ritessitura che mette in rete tutte le buone risorse per offrire risposte non episodiche né casuali, ma organiche e continuative”. Tra queste, vanno citate le molte iniziative di micro-credito, i fondi anti-usura, le “adozioni” temporanee, le tavole amiche e molto altro ancora. Anche lo strumento del “Prestito della Speranza” si sta ormai diffondendo per soccorrere le famiglie in situazioni di emergenza. “Il criterio è quello classico – come si legge ancora nella Prolusione – dell’ascoltare, osservare e discernere” che funziona per le forme sociali più organizzate, come quelle citate sopra, ma anche nel caso del caro e vecchio aiuto offerto a quanti bussano alla porta di una canonica.
Ciò detto, il servizio che la Chiesa offre non vuole sostituire quello dello Stato, né “assopire la coscienza collettiva e civile”. Negli ultimi anni però le richieste sono aumentate dell’80% e, sebbene il principio di sussidiarietà sia fondamentalmente rispettato, talvolta questo sembra pendere maggiormente verso un solo lato. Ciò non implica una richiesta di privilegi da parte delle strutture ecclesiali - il cardinal Bagnasco l’aveva già precisato trattando la questione ICI - ma solo di “avere applicate a sé, per gli immobili utilizzati per servizi, le norme che regolano il no profit”, senza che si sprechi tempo in polemiche inutili o che si facciano nascere sospetti infondati.
* Rilevazione delle opere sanitarie e sociali ecclesiali in Italia, promossa dalla Consulta ecclesiale nazionale degli organismi socio-assistenziali, da Caritas Italiana e dall’Ufficio Nazionale per la pastorale della sanità.
“Di crisi economiche ce ne sono state tante fino ad oggi; la novità è che quanto accade in economia e nella finanza non si può spiegare se non lo si collega ad altri fenomeni contestuali come la mondializzazione dei processi, le migrazioni, le mutazioni demografiche nei Paesi ricchi, l’offuscamento delle identità nazionali, il nomadismo affettivo e sessuale”. Così il cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della CEI, ha introdotto il tema della crisi finanziaria durante i lavori del recente Consiglio Episcopale Permanente. Una crisi che scuote il mondo da qualche anno, ma che è entrata in una fase inedita tale che la politica stessa ne risulta sottomessa e sempre più debole. “Al di là di ogni ventata antipolitica, - ha sottolineato il cardinale - va detto che la politica è assolutamente necessaria, e deve mettersi in grado di regolare la finanza perché sia a servizio del bene generale e non della speculazione”. Laddove il mercato impera contro ogni forma di democrazia reale, la Chiesa ha il compito e il dovere di rilanciare itinerari formativi che, alla luce della Dottrina sociale, aiutino a riscoprire l’orizzonte del bene comune, a rimettere al centro l’uomo e la famiglia. Si torna dunque a parlare di valori con la consapevolezza che “il contributo più necessario che la Chiesa può dare al Paese rimanga quello della fede”. Questo dato emerge chiaramente dal comunicato finale. La crisi è soprattutto crisi di valori, crisi di fede. Con questa premessa, il Santo Padre, Benedetto XVI, ha indetto infatti l’Anno della Fede (ott. 2012 – nov. 2013): “se non arriveremo ad un vero rinnovamento nella fede, tutta la riforma strutturale resterà inefficace” (Discorso al Comitato centrale dei Cattolici tedeschi, 24/09/2011).
Impossibile, a questo punto, non citare la questione italiana, su cui sono ricaduti gli effetti della crisi mondiale, e le responsabilità del passato Governo. Su questi aspetti, il presidente della CEI si è ampiamente soffermato nella prolusione citando l’incapacità, in un sistema politico come quello attuale, di attuare riforme in tempi normali e di prendere decisioni difficili laddove si impongono. Il nuovo Governo ha assunto “l’impegno primario e caratterizzante di affrontare i nodi più allarmanti di una delicata contingenza”. “Va da sé - ha continuato ancora Bagnasco – che, dal punto di vista etico, non possa esserci sospensione della responsabilità della politica, […] per questo è irrinunciabile che i partiti si impegnino per fare in concomitanza la propria parte, in ordine a riforme rinviate per troppo tempo tanto da trovarsi ora in una condizione di emergenza”. È questo il momento perché tutti lavorino davvero al solo bene comune.
E ai Vescovi italiani, il cardinale presidente ha affidato proprio il compito di ricordare a tutti che riguadagnare stima e fiducia è sempre possibile e che “per certi versi questa è una stagione propizia per imprimere allo Stato e alla stessa comunità politica strutture più efficienti e lontane da sprechi”. È necessario, dunque, cooperare con lo Stato per ripristinare l’equità reale e contrastare l’evasione. “Evadere le tasse è peccato” – ribadisce con fermezza il cardinale – “e la Chiesa non può e non deve coprire auto-esenzioni improprie”.
In ultimo, l’appello accorato ai connazionali a “scorgere il positivo che potenzialmente può annidarsi anche all’interno di una situazione ingrata” perché “oggi c’è da salvare l’Italia e c’è da far sì – cosa non scontata – che i sacrifici che si vanno compiendo non abbiano a rivelarsi inutili”.
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Crisi finanziaria e crisi delle banche: riflessioni alla luce della dottrina sociale della Chiesa
Scritto da Giovanni ScanaggattaIl dibattito in corso sulla crisi finanziaria e delle banche, fa spesso riferimento all’importanza del settore reale dell’economia come fonte dello sviluppo e al sistema finanziario come fattore di sostegno allo sviluppo. Il primato deve rimanere nel settore reale dell’economia, mentre la finanza deve svolgere un sano ruolo “ancillare”.
Quando si minano questi principi e si invertono i ruoli, con il preteso predominio della finanza (finanziarizzazione) sull’economia reale, la crisi, presto o tardi, è assicurata, come stiamo osservando ai nostri giorni.
La finanza non può diventare nel lungo periodo generatrice di reddito esclusivamente al suo interno grazie all’innovazione finanziaria, ma deve poggiare la sua redditività sul settore reale dell’economia che ha sostenuto, partecipando alla distribuzione di valore che esso solo può generare in via originale e non derivata.
La lunghezza dei processi produttivi dell’economia reale (v. Bohm Bawerk) non può accorciarsi, per il progresso tecnico, fino a quella dei processi produttivi della finanza, per cui per un solido sviluppo economico e sociale bisogna sempre avere una visione di più lungo periodo anche nella finanza, e non di brevissimo come è avvenuto portando alla crisi finanziaria.
L’innovazione è fondamentale nell’economia reale, come motore dello sviluppo economico. L’innovazione del settore finanziario ha un senso solo se essa avviene per servire meglio lo sviluppo del settore reale.
In questo modo entra in campo l’etica e quindi il valore della responsabilità del sistema finanziario e delle banche nei confronti dei vari portatori di interesse: le imprese come generatrici di valore e di sviluppo; le famiglie come generatrici di risparmio; lo Stato; le comunità locali; le istituzioni locali; gli enti intermedi e così via. Se si afferma che l’unica responsabilità è nei confronti dell’azionista massimizzando il valore del suo capitale, allora lo strumento del profitto diventa un obiettivo e si cerca di raggiungerlo in tempi rapidi e in tutti i modi, nel recinto chiuso della finanza. E’ come costruire sulla sabbia, invece che sulla solida roccia dello sviluppo reale dei beni e dei servizi.
Cruciale è quindi il problema delle relazioni tra il settore reale e il settore finanziario dell’economia e dei meccanismi di trasmissione degli impulsi.
Il sistema finanziario non è naturalmente neutrale rispetto a quello reale e lo vediamo soprattutto nei momenti di crisi come quello che stiamo vivendo (contagio). In caso di crisi, è importante vedere da dove partono gli impulsi: dal settore reale o dal settore finanziario dell’economia. Questi impulsi poi si trasmettono da una parte all’altra dei due settori, secondo un meccanismo che diventa interattivo (il noto problema della retroazione).
Un primo problema importante da analizzare è pertanto il lato da dove parte la crisi per poi propagarsi. Non vi è dubbio che la crisi che stiamo vivendo è partita dal settore finanziario e dalle banche e ci interroghiamo ora su quali effetti reali potrà avere.
La sovrastruttura finanziaria si è ingigantita in modo abnorme, favorita dalla globalizzazione e dall’eccezionale sviluppo delle tecnologie dell’informazione della comunicazione. Queste ultime hanno accelerato in modo spettacolare la velocità delle transazioni e allargato enormemente la base dei partecipanti, secondo processi che da lineari sono diventati esponenziali. Il volume delle transazioni finanziarie è diventato in questo molto un multiplo elevatissimo del volume delle transazioni reali. Basti pensare, a questo riguardo, che la spesa informatica del settore dei servizi finanziari è di circa un quarto della spesa informatica mondiale.
In altre epoche la crisi è partita dal settore reale e si è poi propagata al settore finanziario e alle banche. Tra gli strumenti che consentono il meccanismo di trasmissione tra i due settori ci sono certamente i tassi di interesse e la moneta. Il problema della liquidità e dei tassi di interesse, soprattutto interbancari, diventa pertanto cruciale nei periodi di crisi finanziaria e bancaria.
Il fallimento delle imprese produttrici di beni e servizi può portare certamente al fallimento delle banche, a meno che non intervengano le autorità monetarie centrali fornendo al sistema tutta la liquidità necessaria per impedire le insolvenze. Se invece il fallimento parte dal sistema finanziario e dalle banche, i primi ad essere danneggiati sono i risparmiatori. Ma si blocca anche il credito nei confronti delle imprese, con effetti quindi sui soggetti che sono deputati alla creazione di valore e di sviluppo. A meno che non intervengano, anche in questo caso, le autorità monetarie centrali e lo Stato (liquidità al sistema, riduzione dei tassi di interesse, intervento dello Stato nel capitale delle banche).
Sul piano etico, questi fatti fanno tornare alle mente i grandi insegnamenti di Giovanni Paolo II, Maestro di Dottrina Sociale Chiesa. Il primo che viene alla memoria è quello contenuto nella enciclica sociale del 1981 Laborem Exercens. In essa si afferma la supremazia del lavoro dell’uomo come creatore di ricchezza per lo sviluppo dei popoli e del bene comune, continuando l’opera meravigliosa del Creatore. Il lavoro deve essere visto in primo luogo dal punto di vista soggettivo, ciò dell’uomo con i suoi valori di libertà, responsabilità, dignità e creatività. Il lavoro stesso diventa in questo modo strumento di santificazione che aiuta il dialogo tra Dio e l’uomo, fatto a sua immagine e somiglianza. L’uomo deve rimanere al centro dei processi di sviluppo, favorendo la costruzione di un autentico umanesimo integrale. In questa visione, non hanno spazio i facili e rapidi guadagni promessi dalla pura speculazione finanziaria, senza impegno e senza lavoro. La mentalità della rendita finanziaria infiacchisce lo spirito dell’uomo che si riduce a puntare su quello che ha accumulato in passato, senza guardare al futuro per creare nuovo sviluppo per il bene comune, mettendo a frutto con il proprio lavoro e la propria attività i talenti che ha ricevuto soprattutto rischiando. L’assunzione del rischio assume valore teologico in quanto si fonda sulle virtù teologali della fede, della speranza e della carità. Si tratta pertanto di un fondamento etico e religioso.
Questa visione delle radici dello sviluppo fondata sulla supremazia e sulla centralità della persona umana, è ben tracciata nella grande enciclica sociale Centesimus Annus del 1991 di Giovanni Paolo II quando si parla dei sistemi economici. Si afferma infatti al punto 42 : “Se con “capitalismo” si indica un sistema economico che riconosce il ruolo fondamentale e positivo dell’impresa, del mercato, della proprietà privata e della conseguente responsabilità per i mezzi di produzione, della libera creatività umana nel settore dell’economia, la risposta è certamente positiva, anche se forse sarebbe più appropriato parlare di “economia d’impresa”, o di “economia di mercato”, o semplicemente di “economia libera”. Ma se con “capitalismo” si intende un sistema in cui la libertà nel settore dell’economia non è inquadrata in un solido contesto giuridico che la metta al servizio della libertà umana integrale e la consideri una particolare dimensione di questa libertà, il cui centro è etico e religioso, allora la risposta è decisamente negativa”. Fa eco a questa profonda analisi la Sollicitudo Rei Socialis del 1987 al punto 15 con riferimento alla mortificazione o negazione del diritto di iniziativa economica. “L’esperienza ci dimostra che la negazione di un tale diritto, o la sua limitazione in nome di una pretesa “eguaglianza” di tutti nella società riduce, o addirittura distrugge di fatto lo spirito di iniziativa, cioè la soggettività creativa del cittadino. Di conseguenza, sorge un “livellamento in basso”. Al posto dell’iniziativa creativa, nasce la passività, la dipendenza e la sottomissione all’apparato burocratico”.
La crisi finanziaria e delle banche che stiamo vivendo, conferma ancora una volta l’importanza della responsabilità sociale dell’impresa o, meglio, dal nostro punto di vista, della responsabilità imprenditoriale per la costruzione del bene comune. Si sono rivelate fallaci le visioni della business ethics, fondate sulle certificazioni e sull’adozione di strumenti senza un autentico radicamento sul piano etico, mentre acquistano tutta la loro forza di verità le visioni fondate sull’etica della responsabilità degli uomini e, nel nostro caso, sulla Dottrina Sociale della Chiesa.
Quando si afferma che l’unica responsabilità dell’imprenditore e dei managers è quella di massimizzare il valore degli azionisti, allora la corsa al guadagno facile ed immediato può diventare senza freni, grazie anche ai meccanismi premiali legati alla distribuzione delle azioni a chi gestisce l’impresa. La responsabilità dell’imprenditore e dei managers deve invece valere in primo luogo nei confronti delle persone che lavorano in azienda, la risorsa certamente più preziosa, e poi delle comunità locali, delle istituzioni locali, dei clienti, dei fornitori. La responsabilità nei confronti degli azionisti figura certamente nel novero, ma forse è meglio che non figuri al primo posto.
Questa visione della responsabilità imprenditoriale per il bene comune, porta nel caso delle banche a vedere nei risparmiatori i principali stakeholders, nella difesa dei loro risparmi frutto del lavoro e della creatività umana.
Il valore economico dell’impresa eticamente responsabile nel lungo periodo può superare quella delle altre imprese, grazie alla maggiore creazione di valore che proviene da tutti gli stakeholders verso i quali l’impresa tiene un comportamento responsabile e alla reputazione che si costruisce sul mercato. Nel lungo periodo il mercato premia l’impresa eticamente responsabile che cresce di più e crea maggiore valore aggiunto da distribuire a tutti gli stakeholders che hanno contribuito a generarlo.
L’enciclica come attualizzazione della Dottrina Sociale
Scritto da Pierluigi SassiLe encicliche sociali rappresentano importanti momenti di attualizzazione dei principi immutabili della dottrina sociale della chiesa (centralità della persona, bene comune, opzione preferenziale per gli ultimi) a realtà socioeconomiche in trasformazione. Ogni enciclica riflette pertanto il periodo storico vissuto e si sforza di comprendere quale sia la declinazione più corretta dei principi fondamentali alle res novae di quella particolare situazione.
Data l’accelerazione dei processi di cambiamento tecnologico ed economico degli ultimi tempi è possibile affermare che le novità che la Caritas in Veritate si trova ad affrontare sono veramente moltissime, non ultima e fondamentale quella di una crisi globale del sistema economico che rappresenta un svolta non del tutto compresa e ancora oggetto di studio e di interpretazione.
L’enciclica coglie questo punto di rottura e di crisi del sistema come opportunità per ragionare su tutto quello che al vivere socioeconomico manca per poter costruire veramente un modello al servizio della persona e del suo bene integrale.
La crisi ed il laicato cattolico: sostenere l'impresa sociale
Scritto da Redazione"Il welfare va salvato, difeso, perché difende la coesione sociale, soprattutto i poveri, le famiglie in difficolta. Bisogna salvarlo, trovando però il coraggio di ripensarlo nuovamente sotto il segno della solidarietà e della sussidiarietà". Per Edoardo Patriarca, Segretario delle Settimane Sociali della CEi e presidente di commissione del CNEL, "si va verso un processo di liberalizzazioni che è sempre positivo e importante. "Ma "è oggi impensabile pensare ad una riforma del welfare se non si parte dal Terzo settore, se non si sostiene l’impresa sociale". "Ben vengano allora forme di imprenditoria nuova. Sia privata, sia privato-sociale. E ben vengano imprese pubbliche a condizione che siano in grado di gestire con grande serietà e attenzione i propri bilanci". "Non credo che vada demonizzato il pubblico. Credo che anche nel pubblico vi siano esperienze di efficienza e buona gestione. E ciò va salvaguardato". Sul fronte del recupero delle risorse da parte dello Stato, Patriarca ribadisce che "oggi più che mai, che le tasse sono un dovere di solidarietà tra l’altro caro ai cattolici ma anche alla costituzione della Repubblica italiana. Certo, pagando le tasse si può poi chiedere che le stesse vengano ridotte. La battaglie contro l’evasione fiscale è una battaglia di legalità, una battaglia morale che va condotta con grandissimo impegno". Per migliore i conti pubblici, infine, il laicato cattoluico si aspetta qualche passo concreto dei politici nel ripensare i propri privilegi. "E’ una questione di credibilità e testimonianza. Si possono chiedere sacrifici se io per primo li faccio". Ma "non è solo la questione degli stipendi dei parlamentari. C’è tutto un sottobosco di commissioni, di enti, di false municipalizzate, di agenzie, miglaia di organismi che si calcola occupino circa 2 milioni di persone che drenano tra i 16 e 17 miliardi all’anno di risorse non produttive. Poi sul discorso delle tasse e dei patrimoni, con serenità e senza usare ideologie, dobbianmo dire che chi ha tanto e ha avuto tanto anche per merito di questo Pase, è giunto il tempo che dia altrettanto.
Ascolta l'intervista sul sito http://www.radiovaticana.org/105/articolo.asp?c=511591