
Economia (262)
Coldiretti: economia natalizia in ripresa, tra solidarietà ai terremotati, attenzione agli sprechi, boom del web e degli abeti naturali.
Scritto da Giuliano GiulianiniIl periodo delle feste natalizie è caratterizzato da sempre, in Italia, da un boom dell’economia, e in particolare del commercio. Anche per quest’anno sono previsti aumenti negli acquisti di beni e servizi che, comparati agli anni scorsi, fanno pensare a una definitiva uscita dal lungo periodo di crisi. Cresce ad esempio del 4,4% il budget destinato dalle famiglie per cenoni, regali e viaggi: una cifra che in media supera i 500 euro; e cresce anche, del 16%, la quota dello shopping online. Non bisogna dimenticare però che troppe famiglie sono ancora in piena crisi, ed infatti circa un italiano su cinque ha dichiarato che non farà regali quest’anno. Se ne è parlato in “A conti fatti”, rubrica radiofonica di EconomiaCristiana.it trasmessa da Radio Vaticana Italia, con Lorenzo Bazzana, responsabile economico di Coldiretti.
Finalmente la svolta: Facebook pagherà le tasse in Italia. La società di Mark Zuckerberg ha deciso di contabilizzare i ricavi di tutti i Paesi europei dove opera, dove sono stati realizzati e non più tutti a Dublino, come invece avviene finora. A renderlo noto Dave Wehner, Chief Financial Officer di Facebook, nella newsroom (sezione notizie) del social network. "Questo fornirà maggiore trasparenza ai governi e ai policy makers che nel mondo hanno chiesto una maggiore visibilità sui ricavi legati alle vendite locali", ha spiegato Wehner. Grande la soddisfazione del ministero dell'Economia. La decisione del colosso statunitense è stata spinta dalla Ue, che ha deciso di non farsi più sfuggire un’occasione così ghiotta per le casse dei suoi Stati membri. La notizia è apparsa nella newsroom della stessa Facebook a pochi giorni di distanza dall’annuncio dell’accordo siglato tra l’Irlanda e Apple per avviare il pagamento dei 13 miliardi di dollari di tasse non versate come richiesto dall’Ue.
Censis: Italia in ripresa, ma il rancore blocca l'apertura verso i migranti
Scritto da RedazionePensioni. La proposta del governo divide i sindacati
Scritto da RedazioneUna esenzione dall’innalzamento previsto per il 2019 del requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia e del requisito contributivo per la pensione anticipata per le 11 categorie già individuate ai fini dell’Ape sociale e 4 categorie aggiuntive. Questo, in sostanza, quanto prevede il documento del governo sulle pensioni presentato ai sindacati. Le 11 categorie che potranno beneficiare delle pensioni anticipate ci sono operai dell’industria estrattiva, edilizia e manutenzione edifici; conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni; conciatori di pelli e di pellicce; conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante; conduttori di mezzi pesanti e camion; personale delle professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni; addetti all’assistenza personale di persone non autosufficienti; insegnanti della scuola dell’infanzia ed educatori degli asili nido; facchini; personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia; operatori ecologici e altri raccoglitori e separatori di rifiuti. A queste categorie, l’esecutivo ora ne aggiunge altre quattro: operai e braccianti agricoli, marittimi, addetti alla pesca, siderurgici di prima e seconda fusione e lavoratori del vetro addetti ad alte temperature. Il testo precisa che l’esenzione è condizionata allo svolgimento di attività gravose da almeno 7 anni nei 10 precedenti il pensionamento, nonché, al fine degli effetti per il requisito anagrafico, al possesso di un’anzianità contributiva pari ad almeno 30 anni.
Fisco. CGIA: Nei ricorsi 3 volte su 4 vince lo Stato
Scritto da RedazioneFisco batte contribuente nei contenziosi fiscali. Almeno nei casi registrati in tutte le Commissioni tributarie provinciali del paese nel 2016 dove: nel 45 per cento dei casi ha avuto ragione il fisco, e invece nel 31,5 per cento, ha vinto il contribuente. Lo scarto aumenta - dice l'Ufficio studi della CGIA - quando il risultato è riferito al valore economico del giudizio: sempre nel 2016, gli importi delle sentenze a favore del fisco sono stati pari al 48,1 per cento, mentre la percentuale di vittoria ad appannaggio del contribuente si è fermata al 23,4. Anche in Commissione tributaria regionale si registrano più o meno gli stessi differenziali sempre a vantaggio degli uffici del fisco. Si deve però considerare che fare valere le proprie ragioni nei confronti del fisco, ricorrendo alla giustizia tributaria ha un costo, non solo in termini di tempo, ma anche di denaro; le cifre che si deve sobbarcare il contribuente variano di molto in relazione alla complessità e al valore della pratica e sono dell’ordine delle migliaia di euro. Si consideri poi che il ricorso non evita il versamento, anche se parziale, di quanto richiesto dal fisco: ad esempio a fronte di un avviso di accertamento è prevista la riscossione di 1/3 delle imposte contestate, mentre prima di ricorrere in secondo grado (in caso di sentenza avversa al contribuente in primo grado) si deve versare 2/3 degli importi dovuti a titolo di imposta ed interessi (al netto di quanto già versato).
Ronchi: green economy sia al centro della prossima agenda di Governo
Scritto da Gabriele RenziPer salvare il pianeta è necessario un cambiamento radicale, non solo nello stile di vita di tutti i cittadini, ma nell’intero sistema economico e produttivo. Razionalizzare l’uso delle materie prime, contenere gli scarti e facilitare la riutilizzabilità dei materiali, ridurre le emissioni di gas nocivi nell’atmosfera devono diventare i pilastri su cu costruire uno sviluppo sostenibile.
La green economy e l’economia circolare sono il futuro e, se la politica non sempre lancia segnali incoraggianti per il loro sviluppo, il mondo delle imprese ha già da diversi anni intrapreso un cammino importante.
Il recupero degli oli usati vale in Italia tre miliardi di euro. Il fai da te? Sconsigliato.
Scritto da Giuliano GiulianiniLa regola d’oro dell’economia circolare è che ogni rifiuto può essere convertito in risorsa: gli scarti vengono raccolti, trattati e messi di nuovo nei cicli di produzione come nuove materie prime. Il riutilizzo di materiali come legno, carta, plastica e vetro, permette di risparmiare sui costi di produzione e di impattare meno sull’ambiente evitando l’estrazione di nuove materie prime. I vantaggi, economici ed ambientali, sono ancora più evidenti per gli oli minerali, quelli utilizzati per la lubrificazione dei macchinari. In Italia se ne occupa il CONOU, Consorzio Nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli Oli minerali Usati, in occasione della fiera Ecomondo, ha presentato un rapporto sulla situazione nazionale. “A Conti Fatti” ha intervistato il presidente Paolo Tomasi.
Mosca vuole crescere nella produzione del formaggio e invita come partner l'Italia
Scritto da RedazionePremi fiscali a medie e grandi imprese, le piccole devono aspettare ancora
Scritto da RedazioneAltro...
Presentata la prima edizione dell'Osservatorio sul bilancio di welfare delle famiglie italiane
Scritto da RedazioneIl welfare famigliare in Italia vale 109,3 miliardi di euro, pari a circa il 6,5% del PIL nazionale: per tale motivo deve essere considerato una delle industrie trainanti del paese oltre che un’opportunità d’investimento per le imprese. Per welfare famigliare devono essere intese tutte quelle spese legate alla salute, all’istruzione alla previdenza sociale e assicurativa, piuttosto che i costi affrontati dalle famiglie per la cultura e il tempo libero e i supporti alle attività lavorative (ovvero le spese di trasporto e di alimentazione necessarie per lavorare). Questo settore ricopre nel tessuto economico italiano un peso notevole, nonostante le famiglie in alcuni casi siano obbligate ad astenersi da tutte quelle condizioni che garantiscono benessere, e di conseguenza felicità. Emerge, infatti, come sempre più famiglie italiane, soprattutto quelle che versano in condizioni di debolezza economica, rinuncino a prestazioni essenziali come le cure sanitarie (ha rinunciato o limitato la voce il 58,9% delle famiglie), l’assistenza agli anziani e ai non autosufficienti (76,2%), i servizi per la cura dei figli (54,8%) e le attività integrative per l’istruzione (57,7%).
Ad evidenziare questi dati la prima edizione dell’Osservatorio sul bilancio di welfare delle famiglie italiane, presentato oggi alla Camera dei Deputati dalla società MBS Consulting, che ha scandagliato i bisogni e le spese di welfare delle famiglie italiane. “Il welfare è un mercato in evoluzione – ha dichiarato Andrea Rappacini, Presidente di MBS – in cui operano attori diversi, tra il settore pubblico e privato. Tra questi vanno costruite reti e filiere senza una necessaria frammentazione: non ha più senso parlare di valore sociale, valore economico e valore ambientale”.
La spesa famigliare per il welfare assorbe mediamente il 14,6% del reddito netto delle famiglie, perciò rappresenta la terza voce di spesa dopo quelle relative agli alimenti e alle abitazioni. Le spese maggiori risultano essere quelle relative alla salute (33,7 miliardi) con un importo medio di 1336 per nucleo, e le spese relative al lavoro (31,2 miliardi) sostenute da 16,6 milioni di famiglie. Di seguito l’istruzione dei figli costa 15 miliardi: una voce che riguarda 7,8 milioni di famiglie che spendono in media 1937 euro. Le famiglie spendono per l’assistenza invece 14,4 miliardi; si tratta di servizi per la cura della casa, dei figli, e dei familiari anziani e non autosufficienti. Le somme relative alla cultura e tempo libero hanno un valore totale di 7,6 miliardi e sono sostenute da 16,9 milioni di famiglie. Infine risulta l’area della previdenza e protezione (assicurazioni sulle cose e le personi; fondi) con una spesa totale di 7,3 miliardi sostenuta da 7,8 milioni di famiglie che spendono in media 935 euro.
“L’industria del welfare è un settore che vale molto di più di tanti altri che vengono ritenuti trainanti per il paese – ha commentato Andrea Dellaglio, amministratore delegato di Innovation Team/Gruppo MBS - Il settore automobilistico vale un terzo del welfare, così come l’abbigliamento. Per intenderci il settore agroalimentare consta di un valore di circa 110 miliardi, solo di poco superiore”.
La struttura del welfare famigliare però in Italia mostra grandi squilibri. L’incidenza delle spese in proporzione al reddito, infatti, risulta essere maggiore nelle famiglie classificate economicamente più deboli (19%) che nelle famiglie agiate (14,7%). Il 36,1% ha rinunciato almeno ad una prestazione essenziale, con un picco del 56,5% per i nuclei famigliari in condizione di debolezza economica. Ciò si deve al fatto – sottolinea il rapporto – di come i sistemi pubblici di welfare abbiano subito negli ultimi anni una forte riduzione delle capacità di prestazione, come necessario contenimento della spesa pubblica. Relegando, di conseguenza, sempre più spese alle famiglie stesse e accentuando il divario tra famiglie abbienti e meno: per motivi economici il 55,5% delle famiglie con un reddito pari o minore ai 13.000 euro rinuncia alle spese riguardanti lo sport, la cultura e il tempo libero, rispetto al 15,1% delle famiglie più ricche. Anche le spese riguardanti le persone anziani o non autosufficienti sono, ad esempio, un lusso: ci rinuncia il 76,6% delle famiglie; ad alcuni servizi per una componente fondamentale delle famiglie, cioè la cura dei figli, rinuncia il 41,1%. Ad essere tagliate sono le baby sitter (52,4%), l'asilo nido o la scuola materna (19%), seguiti dagli "altri servizi" (38,2%); mentre le gite scolastiche vengono tagliate nel 32,2% dei casi così come i corsi facoltativi (59,1%).
Fabrizio Cavallina
Bruxelles: entro il 2020 pronto il nuovo sistema elettronico per visionare entrate e uscite
Scritto da RedazioneMario Draghi a Francoforte: "Jobs Act e riforme hanno creato occupazione"
Scritto da RedazioneIl presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, intervenuto a Francoforte in apertura di una conferenza circa le "riforme strutturali nell'Eurozona", applaude il Jobs Act del governo Renzi. "Le agevolazioni fiscali - ha spiegato Draghi - rafforzano l'efficacia delle riforme strutturali. È stato il caso ad esempio del Jobs Act italiano che è ha generato un aumento di mezzo milione di occupati". Questi i nuovi contratti a tempo indeterminato dal 2015, in gran parte permessi dalle agevolazioni alle imprese per le assunzioni con contratti a tutele crescenti.
Draghi ha poi parlato anche di altri paesi europei come Spagna e Portogallo che, grazie ad altre riforme del mercato del lavoro, hanno ridotto il numero dei disoccupati e, in generale, hanno reso l'occupazione più reattiva alla crescita. "Naturalmente - ha segnalato Draghi - altrettanto fondamentali si sono rivelate le politiche finanziarie e macroeconomiche di sostegno". Il riferimento è ancora una volta diretto alla politica monetaria accomodante, attuata e difesa dal presidente della BCE: "Si è spesso detto che questa politica monetaria scoraggia le riforme, togliendo ai governi la pressione per agire durante i periodi di crisi. Tuttavia la ricerca della Bce non ha mai riscontrato nessuna prova che alti tassi di interesse portino più riforme. Semmai è più probabilmente vero l’opposto; bassi tassi di interesse tendono a favorire le riforme, poiché conducono a un migliore scenario macroeconomico".
Una netta ripresa dell'occupazione con dei numeri molto vicini a quelli precedenti all'avvio della crisi economica che ha falcidiato l'intero pianeta. Dal 2014, infatti, sono stato creati 800 mila nuovi posti di lavoro. Questo quanto emerge da un bollettino economico della Banca d'Italia (proprio in questi giorni al centro di un dibattito politico con il governatore Ignazio Visco sfiduciato da molti partiti). Nel report si sottolinea comunque che le ore lavorate sono però ancora al di sotto dei livelli pre-crisi, con un ampio sottoutilizzo della forza lavoro. La Banca d'Italia - riporta l'agenzia AskaNews - è ottimista: la crescita accelera, e il bollettino odierno indica che l'espansione dell'occupazione è proseguita anche in luglio e agosto (0,5 per cento rispetto al bimestre precedente). Mentre le retribuzioni contrattuali continuano a crescere a tassi storicamente bassi. I risultati delle indagini sulle aspettative occupazionali delle imprese condotte dall'Istat suggeriscono un ulteriore, contenuto incremento dell'occupazione nei mesi autunnali.