Secondo i dati dell’Oim, l’organizzazione internazionale per le migrazioni, sono arrivati a circa 2.000 gli arrivi giornalieri in europa dieci volte più dello scorso anno. Fa impressione poi pensare che un terzo circa di questo popolo di disperati sia composto da minori, bambini.
Un dramma umano che spesso e volentieri diventa tragedia. Sempre secondo l’Oim a Gennaio le vittime del mare sono state 368, di cui 60 bambini, nell’arco di 5 mesi di bambini ne sono annegati ben 330.
Il nome Aylan Kurdi probabilmente non dirà nulla ai più, ma certamente tutti ricordano l’immagine che a settembre sconvolse il mondo, la foto di un bimbo con la maglietta rossa disteso senza vita sulla spiaggia di Bodrum in Turchia. Ebbene quel bimbo era Aylan Kurdi, aveva tre anni e fuggiva dalla guerra siriana assieme al fratello, alla mamma e al papà, unico supersite di una delle tante tragedie del mare.
Allora quella foto sconvolse le coscienze di tanti, ma cosa è stato fatto?
L’Europa da questo punto di vista si è dimostrata unita solo sulla carta, si sono espulsi rifugiati e si sono eretti muri, mettendo in discussione uno dei pilastri della Comunità stessa come il trattato di Schengen sulla libera circolazione delle persone.
In occasione del Giubileo del Migrante il Santo Padre ha definito l’Europa come un “punto di riferimento per principi come l'uguaglianza di fronte al diritto e valori inscritti nella natura stessa di ogni uomo, quali l'inviolabilità della dignità e dell'uguaglianza di ogni persona, l'amore al prossimo senza distinzione di origine e di appartenenza, la libertà di coscienza e la solidarietà verso i propri simili”.
Ora, senza voler essere buonisti, è evidente che un flusso così grande di migranti non possa non costituire un problema da gestire con grande attenzione.
Ma non può essere il rifiuto la soluzione con cui l’Europa intende rispondere a questo appuntamento con la storia. Non può essere il rifiuto l’esempio di civiltà la gestione che intende dare ai suoi figli.