La cronaca ce ne da sempre più spesso una conferma.
I problemi da risolvere sono molti: dalla grave questione dei rifiuti che da tempo affligge e minaccia le nostre più grandi città, al tema strategico dell’efficienza energetica che certo non può essere risolto incentivando a spese di tutti i cittadini il ricorso a tecnologie che nascono già vecchie e che finiscono per offendere investitori e paesaggi.
Trascurare l’ambiente nell’agenda politica significa oggi consegnare crisi e disastri non più solo alla generazione successiva ma già alla legislatura successiva. È in gioco la nostra salute, lo sviluppo economico del nostro Paese, la conservazione del nostro stupendo patrimonio culturale e paesaggistico che tutto il mondo ci invidia.
L’Italia ha urgente bisogno di una politica strategica ed attiva per la tutela dell’Ambiente. Non di una politica che dica sempre e solo ciò che non si deve fare alzando un muro di no che paralizza il Paese. Ma di una politica che proponga modelli, idee, ricerca, innovazione assieme a tanti stimoli per portare all’attivo investimenti economici sulla Green Economy e sullo Sviluppo Sostenibile.
Esistono oggi formule innovative di investimento che premiano l’economia virtuosa. Un’economia capace di generare profitto per gli investitori e benessere per il territorio e i suoi cittadini. Il primo ministro inglese Cameron nel semestre di presidenza britannica del prossimo G8 porterà all’attenzione dei paesi più industrializzati il tema dell’Impact Investing e dei Social Impact Bond. Strumenti finanziari che possono garantire il sostegno allo sviluppo sostenibile perché strettamente legati al raggiungimento di risultati sociali ed ambientali. Dunque niente più finanziamenti a pioggia per progetti fallimentari. Ma finanziamenti legati ai risultati misurabili sul metro del bene comune.
Gli strumenti allora esistono e sono all’ordine del giorno dell’agenda economica mondiale.
Ma il nostro Paese saprà recepirli nel quadro di una politica ambientale illuminata?